Le aziende
E’ l’INAL ad evidenziare che “le aziende dove non e’ gia’ presente il medico competente, in via straordinaria, devono provvedere alla nomina di un medico competente ad hoc per il periodo emergenziale o soluzioni alternative, anche con il coinvolgimento delle strutture territoriali pubbliche ( ad esempio, servizi prevenzionali territoriali, Inail, ecc.) che, come per altre attività, possano effettuare le visite, magari anche a richiesta del lavoratore”.
In base a questo ” il medico competente va a rivestire un ruolo centrale soprattutto per l’identificazione dei soggetti suscettibili e per il loro reinserimento lavorativo di soggetti con pregressa infezione da Covid-19″
I lavoratori a rischio
Gli stessi esperti dell’Inail suggeriscono “la sorveglianza sanitaria eccezionale” per i lavoratori con eta’ superiore ai 55 anni o al di sotto di tale eta’ ma che ritengano di rientrare, per condizioni patologiche, in questa condizione anche attraverso una visita a richiesta.
In assenza di copertura immunitaria adeguata (utilizzando test sierologici di accertata validita’), si dovra’ valutare con attenzione la possibilita’ di esprimere un giudizio di “inidoneita’ temporanea” o limitazioni dell’idoneita’ per un periodo adeguato, con attenta rivalutazione alla scadenza dello stesso.
Adattare il lavoro, alla vita con il Covid-19
Come espresso in dettaglio da Inail molteplici saranno le possibili soluzioni per garantire la ripartenza:
Smart working, riprogrammazione delle modalità di svolgimento del lavoro alla luce dei nuovi rischi legati al contagio da Covid – 19, ma anche la necessità di un nuovo modello organizzativo di prevenzione partecipato in cui ciascuno dovrà fare la sua parte.
ROMA – Sergio Iavicoli – Direttore Dimeila Inail
Alcune delle ipotesi di adattamento più accreditate sono:
Rimodulazione delle attività lavorative e rafforzamento del lavoro agile. In vista della fase 2, si dovrà lavorare su un doppio binario, rafforzare dove è possibile lo smart working e, su un piano più generale, riprogrammare le modalità di svolgimento del lavoro, per esempio, negli uffici, nelle aziende, garantendo salute e sicurezza.
Il controllo totale della situazione quando sarà pronto il vaccino. L’opportunità di rimodulare il sistema poiché il controllo totale della situazione potrà esserci soltanto quando sarà disponibile il vaccino. “Prepararsi vuol dire assumere la consapevolezza che non si potrà tornare a fare la vita che facevamo a gennaio, trovare un adattamento, reingegnerizzare il sistema”.
Un terzo dei lavoratori, a causa del virus, è rimasto “sospeso”. Se lo smart working finora ha dato risultati positivi e dove è possibile, andrà rafforzato, accompagnandolo con adeguati strumenti di formazione, particolare attenzione va posta a quei lavoratori sospesi che a causa del diffondersi del virus non hanno potuto continuare a svolgere la propria attività: “La prima esigenza è dare attenzione a un terzo dei lavoratori che sono sospesi, penso al settore manifatturiero, al commercio, ai cosiddetti lavoratori ‘in presenza’”.
I nuovi rischi e il principio di responsabilizzazione individuale e collettiva. In seguito all’emergere dei nuovi rischi derivanti dal diffondersi del Covid-19, per la loro gestione sarà opportuno pensare ad un modello organizzativo che tenga conto dei nuovi pericoli: prossimità (distanziamento di almeno un metro da tenere fra le persone), potenzialità di esposizione al virus nel contesto lavorativo, aggregazione sociale. “La chiave di tutto sta nel principio della responsabilizzazione, individuale e collettiva. In questo lockdown tutti noi abbiamo capito come approcciare il distanziamento sociale, per questo motivo serve un modello di prevenzione partecipato”.
Opportunità di uno sforzo per rimodulare gli orari di entrata e uscita dal lavoro. In questo nuovo modello di prevenzione partecipato ciascuno dovrà fare la sua parte. “Si potrebbe pensare a finestre più ampie negli orari di entrata e di uscita. Il 14 marzo è stato firmato un protocollo d’intesa tra il Governo e le parti sociali che può essere un buon punto di partenza”. L’analisi si sofferma sull’opportunità di uno sforzo per rimodulare il trasporto pubblico per evitare assembramenti, diversificando le modalità e i tempi per andare al lavoro, potenziando autobus e metropolitane in determinate fasce orarie. Utile anche un ripensamento degli spazi negli uffici e nelle fabbriche oltre al mantenimento delle misure di igiene personale e collettiva.
Supporto psicologico per gli operatori sanitari. In questo periodo di grave emergenza diventa sempre più marcata l’esigenza di un supporto psicologico soprattutto per gli operatori sanitari. In collaborazione con il Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, l’Inail ha sviluppato indicazioni, procedure e strumenti utili per gli interventi individuali sul territorio. “Il tema dei rischi psicosociali è un punto molto importante da considerare. Dello stress, dello stigma, dell’isolamento vissuto da milioni di persone che da un giorno all’altro si sono trovati a vivere e lavorare in condizioni radicalmente diverse, si è parlato poco”.
“Possiamo farcela, grande spirito di collaborazione tra persone e istituzioni”. L’opportunità di mantenere regole uniformi su tutto il territorio nazionale dinanzi alle sfide che si profilano all’orizzonte, deve altresì generare uno spirito fiducioso: “Possiamo farcela. Abbiamo visto in questa prima fase un senso di responsabilità, una disponibilità al confronto anche a livello internazionale e un’unione tra persone e Istituzioni mai vista prima. Non sarà facile, ma ce la possiamo fare”.